Le ragazze dai piedi di loto

30.01.2019

I piedi di loto sono un'antica usanza cinese diffusa dal 900 d.c. fino agli anni cinquanta, che
consisteva nell'avvolgere i piedi delle donne con delle fasce strettissime che ne impedivano la crescita, provocando la rottura del piede. Questa tradizione prende il nome dal fiore di loto, considerato grazioso dalla società, in quanto delicato e minuscolo. Tutte le dita venivano ripiegate fino a toccare il tallone, in modo da accorciare notevolmente la lunghezza del piede (circa di 7-9 cm), assomigliando sempre di più al fiore.. La procedura era lunga e dolorosa, poiché impiegava anni prima di ottenere una forma rigida e deformata, provocando fratture, gangrene e infezioni che si ripercuotevano sulla salute della donna. Inoltre esistevano calzature apposite, create manualmente dalle stesse ragazze, le quali imparavano a camminare vacillando circa 5 anni dopo l'operazione. Le difficoltà nel camminare costringevano ad un'andatura oscillante, come del resto i tacchi a spillo, e mantenevano i muscoli delle gambe sempre in tensione, modellandole.

Ma perché le ragazze cinesi si spingevano a tanto? Prima di tutto le donne sapevano già
dalla nascita quale fosse il loro l'unico scopo: trovare marito. In una società patriarcale, dove l'uomo funge da colonna portante nella famiglia (data la sua importanza a livello economico) la sua opinione era di vitale importanza, tale da decretare lui stesso l'abbigliamento e il corpo della sua sposa. Era perciò indispensabile raggiungere l'ideale della donna perfetta all'occhio maschile,
così da non apparire inferiori rispetto allo standard. Una seconda motivazione è legata al grado sociale. Le ragazze che fin da piccole (otto mesi circa) rispettavano la tradizione appartenevano sicuramente a una classe sociale elevata, in quanto potevano essere mantenute dalla famiglia fino al matrimonio, e non aspettare la crescita come le contadine, che cercavano di lavorare fino all'età in cui si sarebbero unite al proprio marito.

Ilenia Gobbi


L'eco del Monti, la redazione.
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