Breve storia della terapia di conversione

06.02.2019

La terapia di conversione è una pratica attraverso la quale degli autoproclamati esperti usano delle pseudoscienze per far cambiare l'orientamento sessuale di una persona. Questo tipo di terapia è nato nel 1899, quando uno psichiatra tedesco di nome Albert von Schrenck-Notzing sostenne che, con 45 sedute di ipnosi e qualche visita ad un bordello, sarebbe riuscito a far diventare un uomo gay etero. Con quest'affermazione egli fece inavvertitamente nascere la pratica della terapia di conversione. Le principali tecniche di conversione dall'inizio del 1900 fino agli anni 40 furono l'elettroshock e la lobotomia. Un'altra tecnica, molto diffusa negli anni 20, fu creata da un endocrinologo austriaco di nome Eugen Steinach. Egli sosteneva che l'omosessualità negli uomini fosse causata da testicoli "difettosi". Perciò rese popolare un'operazione attraverso la quale venivano esportati i testicoli da un uomo omosessuale, rendendolo sterile, per poi mettere al loro posto dei testicoli "sani". Un'altra terapia molto diffusa era quella della repulsione. Attraverso questa tecnica si associavano nella mente dei soggetti l'omosessualità ad una sensazione negativa. Per esempio si mostrava loro un filmato di pornografia omosessuale, per poi irradiarli con una scossa di elettroshock. Attraverso questa procedura, il soggetto iniziava a provare repulsione e disgusto nei confronti dell'omosessualità. Quando negli anni 60 e 70 i gruppi di attivisti LGBTQ si fecero più mainstream, la comunità medica dovette rivalutare queste tecniche controverse. Nel 1973 in America l'omosessualità venne rimossa dal DSM, un manuale in cui vengono citate tutte le malattie mentali riconosciute. Grazie a ciò l'omosessualità non venne più vista come una malattia curabile attraverso interventi e sedute. Nonostante ormai la comunità scientifica avesse ritenuto impossibile il cambiamento dell'orientamento sessuale, è proprio in questo periodo che nasce il tipo di terapia di conversione a cui siamo più familiari. Si tratta della terapia attraverso la religione, quella di cui si parla in film come "But I'm a Cheerleader" e "La Miseducazione di Cameron Post". Essa consiste nella credenza che, attraverso un lungo ciclo di preghiere e redenzione, una persona possa avvicinarsi di più a Dio e superare le proprie perversioni omosessuali. Nonostante questa pratica non sia violenta quanto quelle usate in precedenza, può ledere gravemente alla salute mentale di un individuo. Quando, infatti, un soggetto non vede i risultati sperati in questa terapia, è comune che inizi a soffrire di forme di depressione o, addirittura, che tenti il suicidio. Nonostante la dubbia eticità di queste pratiche, sono pochi gli stati che le hanno rese illegali. Negli Stati Uniti, per esempio, in solo 14 dei 50 stati la terapia di conversione è illegale sui minori. Nonostante il parlamento europeo nel Marzo 2018 abbia passato una risoluzione contro la terapia di conversione e l'ordine degli psicologi italiani sia contrario a queste tecniche, in Italia la terapia di conversione è ancora legale. Questa pseudoscienza ha causato traumi psicologici e fisici a milioni di "pazienti" e viene attuata anche ai giorni nostri, nonostante la comunità scientifica internazionale si sia schierata contro di essa. Sarebbe importante portare nel dibattito pubblico questa parte poco conosciuta delle tematiche LGBTQ, affinché i soprusi possano terminare una volta per tutte.

Sofia Del Pero


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